La sconfitta della “Regola Beckham” della Serie A suscita preoccupazione in Italia

Alan Chapman/Dave Benett/WireImage

L’Italia ha detto addio alla famosa “Regola Beckham”. Dal prossimo anno cesserà di applicarsi il Decreto Crescita, la normativa che garantisce alle società calcistiche una sostanziale riduzione fiscale del 50% sugli stipendi dei giocatori stranieri o non residenti. Il Senato italiano ha preso la decisione di annullare il decreto, attivo da giugno 2019, a seguito di intensi dibattiti, in particolare con Matteo Salvini, un accanito oppositore delle agevolazioni fiscali per i giocatori stranieri che guadagnano milioni, definendolo moralmente inaccettabile.

La Lega Serie A ha espresso sgomento e apprensione, esprimendo preoccupazione per il fatto che questa mossa possa erodere la competitività dei club a basso reddito e diminuire le entrate pubbliche. L’amministratore delegato dell’AC Milan, Giorgio Furlani, aveva minacciosamente previsto che l’eliminazione dei benefici del decreto Crescita avrebbe significato la rovina del calcio italiano.

Se l’Associazione Italiana Calciatori può trovare soddisfazione in questa decisione, i club italiani si trovano ora ad affrontare il compito di rivalutare le proprie strategie per il mercato invernale. Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, ha condannato la decisione come del tutto priva di senso, sostenendo che attrarre stranieri contribuenti avvantaggia lo Stato più che perdere potenziali entrate da coloro che non contribuiscono.

Lotito ha espresso profondo pessimismo, suggerendo che la competitività del campionato potrebbe risentirne, sottolineando il declino delle tre squadre italiane nelle finali europee dello scorso anno verso un futuro incerto. Ha anche espresso preoccupazione per il potenziale impatto su club come Milan, Juventus e Roma in questo sconvolgimento.

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